La trascuratezza da parte di chi amiamo e la conseguente esperienza di essere rifiutati generano un dolore reale.
Studi su risonanze magnetiche rivelano che quando ci si sente rifiutati si attivano le stesse aree della corteccia cerebrale di quando si percepisce un dolore fisico.
Accade spesso, però, che si trascuri qualcuno senza nemmeno rendersene conto o che si pensi di non trascurarlo affatto; e questo capita perché talvolta ci si dimentica che trascurare l’altro non riguarda specificatamente il fallimento nel provvedere ai bisogni fisici o materiali, ma ha a che fare anche con il fallimento nel rispondere in modo adeguato ai suoi bisogni emotivi.
Sentirsi trascurati equivale allora a sentirsi non amati, rifiutati e di conseguenza inadeguati, ostili verso sé stessi e il mondo circostante. In un sottile gioco di specchi umani si finisce per vedere sé stessi in base a come si crede che gli altri (significativi) ci vedano.
E ciò che si pensa di sé stessi e del proprio mondo finisce per modellare il modo in cui si vivono le proprie vite e relazioni.
Un movimento circolare, una spirale, che spesso si tramanda di genitore in figlio; ma si può cambiare.
La chiave è nella connessione emotiva con sé stessi, con gli altri, con il proprio partner e -non da ultimo- con i propri figli.
E allora diventa importante rifletterci e/o iniziare un percorso psicologico se si sente il bisogno di sostegno per intraprendere questo nuovo cammino, affinché il circolo “vizioso” diventi “virtuoso
”.
È un regalo che dobbiamo a noi stessi, ai bambini che siamo stati e anche ai nostri bambini di oggi.
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